domenica 18 dicembre 2011

ALCUNE FOTO DEL IV CONGRESSO PROVINCIALE UDC DI TERNI - "Ricostruiamo l'Italia, INIZIAMO DA TERNI"

Il neo eletto segretario provinciale UDC di Terni, Enrico Melasecche mentre legge la mozione congressuale

Il neo eletto segretario provinciale UDC di Terni, Enrico Melasecche mentre legge la mozione congressuale

Intervento di Gianluca Piergili

Il neo eletto segretario provinciale UDC di Terni, Enrico Melasecche mentre legge la mozione congressuale

Il saluto del Sindaco di Terni, Leopoldo Di Girolamo, all'assise congressuale

Il saluto del Sindaco di Terni, Leopoldo Di Girolamo, all'assise congressuale

Il saluto del Sindaco di Terni, Leopoldo Di Girolamo, all'assise congressuale

Intervento di Mario Giovannetti, segretario provinciale PD Terni

Intervento di Andrea Di Fino, segretario provinciale PSI Terni

Intervento di Andrea Di Fino, segretario provinciale PSI Terni



Intervento di Mario Giovannetti, segretario provinciale PD Terni

Intervento di Mario Giovannetti, segretario provinciale PD Terni

Intervento del Prof. Antonio Baldassarre, consigliere comunale di Terni (Lista Baldassarre)

Intervento del Prof. Antonio Baldassarre, consigliere comunale di Terni (Lista Baldassarre)

Intervento del Prof. Antonio Baldassarre, consigliere comunale di Terni (Lista Baldassarre)

Il neo eletto segretario provinciale UDC di Terni, Enrico Melasecche mentre legge la mozione congressuale

Intervento del Prof. Antonio Baldassarre, consigliere comunale di Terni (Lista Baldassarre)

Intervento del Prof. Antonio Baldassarre, consigliere comunale di Terni (Lista Baldassarre)

Il neo eletto segretario provinciale UDC di Terni, Enrico Melasecche mentre legge la mozione congressuale

sabato 17 dicembre 2011

L'ASSEMBLEA PROVINCIALE DELL'UDC ACCLAMA MELASECCHE SEGRETARIO





Si è appena concluso il quarto Congresso provinciale dell'UDC di Terni, "Ricostruiamo l'Italia, INIZIAMO DA TERNI", presieduto dall'On. Armando Dionisi al quale hanno partecipato i numerosi iscritti e simpatizzanti.
Hanno portato il loro saluto il Sindaco di Terni Leopoldo Di Girolamo, il segretario del PD Mario Giovannetti, i coordinatori provinciali di API, FLI e PSI, rispettivamente Gianfelice Scafuri, Leonardo Latini e Andrea Di Fino e i consiglieri comunali, Prof. Antonio Baldassarre e Prof.ssa Cinzia Fabrizi.
Alla presenza dell'On. Paola Binetti - commissario regionale del Partito - l'assise congressuale ha eletto per acclamazione Enrico Melasecche nuovo segretario provinciale di Terni.
Oltre al nuovo segretario è stato eletto il nuovo comitato provinciale composto di 60 persone, i 40 delegati che parteciperanno al prossimo congresso regionale e i delegati al congresso nazionale.

MOZIONE CONGRESSUALE COLLEGATA ALLA LISTA DEL CANDIDATO ALLA SEGRETERIA PROVINCIALE DELL'UDC DI TERNI ENRICO MELASECCHE


Mozione congressuale collegata alla lista del candidato alla
Segreteria Provinciale dell'UDC di Terni Enrico Melasecche

Viviamo un momento storico di grande complessità, di profonde contraddizioni ma, proprio per questo, anche di scenari in forte movimento, quindi anche di grandi possibilità. Un momento storico stimolante per chi ama la politica nel senso etimologico e più nobile del termine come ci hanno insegnato uomini come De Gasperi e Sturzo, ma anche come Einaudi e tanti altri che hanno contribuito a ricostruire questo Paese. Vengono citati spesso a sproposito, ma difficilmente militerebbero in quei partiti la cui cultura politica è improbabile rispetto ai principi che professavano.
Certamente il panorama mondiale, europeo e nazionale offre dati che obbligano a riflettere di fronte ai quali chi ha sensibilità e senso di responsabilità non può restare indifferente ponendosi interrogativi ai quali occorre dare risposte.
Appare sempre più evidente come la sfida alla sostenibilità stia suscitando, e sempre più susciterà, "problemi sistemici" di tale vastità e complessità da configurare l'esigenza di un radicale cambiamento di rotta:
- a livello pubblico rispetto ai vigenti modelli economico-sociali, rispetto alla capacità di sviluppare a livello politico strategie di governance da parte di tutti gli attori istituzionali, economici e sociali;
- a livello individuale rispetto a stili di vita minimamente sobri, ad un consumismo individualista diventato feticcio, ad una cultura dello spreco, talvolta dello sballo, della ricchezza facile, dell'arrampicata sociale costi quel che costi;
- abbiamo il dovere, noi dell'UDC di riflettere e far riflettere, per un ritorno necessario alla cultura del rispetto degli altri, del senso dello Stato, del merito, dell'impegno, della responsabilità, della pratica del dovere prima ancora della pretesa del diritto.
Siamo di fronte ad una sfida che, se nella sua più intima essenza si configura come un problema politico ma anche tecnico-scientifico, poiché impone la definizione di indirizzi e di azioni strategiche, e che prioritariamente costituisce una sfida etico-culturale, non facile, perché e nella natura umana vivere al di sopra delle proprie possibilità, molto più difficile è tornare alla realtà, spesso dura che la storia impone.
Questi quindici anni di politica e di messaggi mediatici pervasivi hanno portato a credere che nella vita sia tutto facile, che le conquiste siano banalmente a portata di mano, non frutto di studio, di duro lavoro ed hanno fatto credere ai giovani che la sobrietà sia un limite, un termine obsoleto quasi demodè.
Nel 1968, l'anno in cui Aldo Moro in quei momenti, sotto molti aspetti ben più difficili degli attuali, dichiarava: "Tempi nuovi di annunciano ed avanzano in fretta come non mai" [1]. E, come allora, dovremmo giungere alle sue stesse conclusioni, seguire il suo insegnamento perché difronte all'incertezza attuale "una legge morale, tutta intera, senza compromessi, abbia infine a valere e dominare la politica, perché essa non sia ingiusta e neppure tiepida e tardiva, ma immensamente umana".
Pochi giorni fa, nel corso di un convegno organizzato dal Centro Stufi Vanoni per ricordare la figura di Filippo Micheli a cento anni dalla nascita, il Sen. Giuseppe Pisanu, in un intervento appassionato ma lucidissimo quanto coraggioso, ha ricordato, riferendosi proprio all'insegnamento di Moro ed al momento che stiamo vivendo: "non dobbiamo (riferendosi soprattutto ai cattolici) subire la forza bruta degli eventi, ma dobbiamo dominare i farri con l'intelligenza".

E' da questa breve premessa che siamo partiti per delineare la presente mozione. 
Porgo quindi il saluto mio, dei miei collaboratori e di tutto il Partito agli intervenuti, iscritti e simpatizzanti, all'On. Armando Dionisi un amico che presiede l'assise congressuale, all'On. Paola Binetti commissario regionale ma soprattutto anche lei amica che ci è stata vicino in questi mesi nonostante i suoi molteplici impegni.

Care amiche e cari amici,
ci troviamo finalmente a celebrare il quarto congresso provinciale ternano dell'Unione di Centro dopo un lungo percorso che, attraverso la Costituente di Centro e l'incontro con gli amici della Rosa per l'Italia, dei Circoli Liberal e degli altri movimenti ispirati al pensiero cristiano e liberale, ci ha permesso di lavorare perché nascesse il Terzo Polo, per superare l'attuale fallimentare sistema politico e per aprire all'Italia la strada di una nuova stagione di ricostruzione.
Gli italiani pretendono oggi dalla politica un cambio radicale. Non un semplice cambio di governo ma un cambio di sistema e di mentalità.
E' finita l'epoca delle facili promesse e delle scorciatoie, del semplicismo scarsamente efficace e degli "uomini della provvidenza". E' finito il ventennio delle illusioni, quello della democrazia "decisionista solo nelle apparenze", del bipolarismo muscolare che nascondeva dietro il linguaggio violento, condito spesso da gesti scurrili, l'incapacità di affrontare i problemi reali o peggio ancora il disinteresse nel risolverli. Tale politica non ha prodotto governabilità ma una polarizzazione dello scontro, ha spaccato il Paese, e ci ha fatto scivolare verso l'investitura plebiscitaria del capo e l'elezione solo formale di un Parlamento di nominati. E sebbene la crisi della rappresentanza e i fenomeni di personalizzazione e verticalizzazione della leadership stiano avanzando anche in altri paesi, è indubbio che rispetto agli altri paesi occidentali, in Italia, questi fenomeni sono andati assumendo un'intensità del tutto peculiare tanto da mettere in discussione le stesse basi del nostro sistema costituzionale.
E' dunque giunta l'ora, dopo i fallimenti di questa democrazia senza mediazione, di cambiare, di anteporre il bene comune ad ogni interesse particolare e di parte.
L'Italia è in gravissimo pericolo di regressione e l'UDC, impegnata da anni nella solitaria denuncia delle gravi distorsioni del nostro sistema politico, richiama l'intero Paese alla pacificazione e alla ricostruzione, su basi chiare e responsabilità precise.
Dalle elezioni politiche del 2008, l'Unione di Centro ha proseguito il proprio cammino di opposizione politica in Parlamento e di radicamento sociale nel Paese sulla base di un'idea fondamentale che è andata dimostrandosi sempre più indispensabile per l'Italia: la responsabilità.
Quindi:
- responsabili in Parlamento;
- responsabili nel Paese contro ogni tentazione di separatezza territoriale;
- responsabili nei confronti della necessaria coesione sociale, contro ogni tentazione di dividere gli italiani in virtuosi o fannulloni, a seconda di dove vivessero e di quale mestiere facessero;
- responsabili nella politica estera per impedire che prevalessero rapporti del tutto affaristico-personali rispetto ad un ruolo ed una stima che l'Italia si era conquistata in Europa e nel mondo.
Oggi siamo finalmente ad una svolta decisiva.
Il nuovo Governo Monti sostenuto da un'ampia maggioranza sta creando le condizioni necessarie per salvare il Paese sull'orlo del baratro ed aprire la strada ad una nuova stagione politica da noi più volte auspicata, segnata dal rigore, volta - ce lo auguriamo con forza - alla ripresa economica, aggiungiamo noi segnata dalla responsabilità, e, indubbiamente dall'equità, da un'equità che ci auguriamo emerga con maggiore decisione rispetto a quella che oggi appare dai provvedimenti in corso.
Questo è un governo che usa la sua natura tecnica per fare cose urgenti che potevano e dovevano essere fatte prima e in modo diverso, che ora risultano sotto certi aspetti brutali ed impopolari proprio perché gravate da un immenso e colpevole ritardo, da illusioni da prestigiatore di chi sosteneva che non c'era bisogno di fare sacrifici, perché la crisi era ormai alle nostre spalle, perché nella sua Italia del Bengodi tutti gli italiani potevano, anzi dovevano continuare a consumare, consumare, consumare.
Immenso e colpevole ritardo che, pur giustificando il rigore imposto dalla necessità di ridurre il debito pubblico e di promuovere la crescita, non può esimerci dall'affrontare la questione da un punto di vista più generale e non esclusivamente tecnico-economico. Si tratta in particolare della questione della coesione - necessità non solo italiana ma anche europea - intesa in senso territoriale, sociale e generazionale.

L'UNIONE DI CENTRO, GRANDE PARTITO DI GOVERNO
L'Unione di Centro, dunque, ha indicato la strada per superare l'attuale fallimentare sistema politico e far constatare agli increduli la crisi di questo bipolarismo. Siamo consapevoli del fatto che senza la nostra denuncia e il nostro esempio, senza il costante appello a tutti i moderati, oggi la realtà sarebbe diversa e non saremmo tornati "centrali" nella vita pubblica italiana. Ma dobbiamo essere altrettanto consapevoli che il percorso non si è concluso ed anzi è giunto il momento più difficile nel quale il nostro impegno, la nostra attenzione e la nostra prudenza dovranno moltiplicarsi.
Mai come oggi la vera svolta è nelle mani di ciascuno di noi, a patto di riuscire a scrollarci di dosso pregiudizi e cliché e uno sguardo ancora troppo rivolto al passato.
E' nostro preciso dovere prendersi cura del presente che ci è stato affidato così come, al tempo stesso, oggi più che mai, è nostro diritto/dovere tornare a progettare e a sognare il futuro.
Dopo la denuncia è l'ora della ricostruzione dell'Italia e della creazione di un grande partito capace di governare la rinascita:
- un partito al servizio dell'unità nazionale e della ricostruzione della repubblica;
- un partito al servizio di una vera modernizzazione liberale che liberi appunto il Paese dai mille lacci e lacciuoli che Guido Carli citava or sono qualche decennio fa ma che sono rimasti intatti, anzi constatiamo che, sotto certi aspetti sono diventati ancor più vischiosi e duri a morire;
- un partito al servizio di una nuova etica pubblica e della legalità;
- un partito al servizio della vita per un buon uso della scienza e della ricerca, spronate, potenziate e non immiserite da una rinuncia aprioristica a confrontarci con le altre nazioni che trainano nel mondo lo sviluppo.
Vogliamo costruire un grande partito di governo, laico, popolare, democratico e costituzionale, di chiara ispirazione cristiana:
- laico perché autonomo da dettati confessionali ma tutt'altro che laicista perché alfiere dei valori di fondo delle nostre comunità e nutrito dall'ispirazione cristiana e liberale;
- popolare e non populista.
Vogliamo un grande partito che sia in grado di formare e selezionare la nuova classe dirigente, grazie ai tanti giovani che intendiamo far crescere, cui gli errori di un certo passare e sicuramente del passato prossimo hanno fatto apparire la politica solo come furbizia e privilegio di pochi.
Vogliamo un partito che verifichi l'azione degli eletti nelle istituzioni, che sviluppo un dibattito autonomo dal punto di vista culturale della realtà, in grado di reggere all'urto di campagne mediatiche, di interesse di corto respiro e di ondate emotive.

L'esperienza della DC è conclusa e non è più riproponibile. Ma oggi è necessario prendere atto che anche la diaspora democristiana di ruiniana memoria, con i cattolici sparsi nei vari schieramenti politici, è fallita, con uno svilimento dei nostri principi e dei nostri valori.
Allo stesso tempo è superata l'opposizione tra cattolici e laici.
Occorre, pertanto, rivendicare con forza l'essenza costitutiva del nostro partito, ribadita con chiarezza dal nostro leader nazionale, per cui il fare politica significa saldare la grande cultura cattolica - per sua natura di sintesi, secondo il modello degasperiano - e laica del nostro Paese. L'Unione di Centro è nata infatti: "per proporre una nuova casa politica a tutti i popolari, i liberali, i moderati e i riformisti italiani" [2].
Proprio in coerenza con quanto appena enunciato, però, "deve essere chiaro a tutti, soprattutto a chi dichiara di voler aprire un confronto con il nostro partito, che noi, pur credendo con convinzione nel metodo del dialogo con tutte le forze politiche, non accetteremo mai alleanze che non abbiano l'esplicito obiettivo di condurre il Paese oltre gli orizzonti della cosiddetta Seconda Repubblica" [3].

L'UNIONE DI CENTRO, PARTITO DEI TERRITORI
E' proprio da questo obiettivo strategico che le nostre proposte politiche acquisiranno un valore aggiunto ed unificante anche nei territori nei quali viviamo ed operiamo.
L'Unione di Centro deve continuare a presentarsi come forza innovatrice anche a livello locale alimentando un clima costruttivo e ricostruttivo, rivolto al bene comune in modo concreto e chiaro, non solo declamatorio, per superare quella sorta di 'galleggiamento' che tende a perpetuare le situazioni esistenti, i gruppi di potere che non hanno interesse ad innovare perché hanno paura delle idee, del cambiamento, delle alternanze e del confronto con noi, hanno paura dell'apertura provocando un costante arretramento dei nostri territori, sia a livello regionale che provinciale.
Un clima propositivo non significa, per essere chiari, l'assenza di opposizione, praticata molto spesso da chi avrebbe il dovere precipuo di farla.
Come ha ricordato qualche settimana fa Mons. Vincenzo Paglia, Vescovo di Terni, Narni e Amelia: "non possiamo quindi ritrovarci solo per difendere il passato o quello che c'è oggi: dobbiamo orientare il nostro sguardo al futuro e inventare soluzioni nuove".

Questo significa promuovere ogni possibile e reale cambiamento virtuoso nelle istituzioni locali attraverso un’azione politica tenace, preparata ed articolata. Il percorso è stato già avviato da anni e la realtà ci vede quotidianamente protagonisti nell’affrontare i tanti temi di attualità che riguardano il nostro territorio. Addirittura, e ne siamo orgogliosi, a fronte della crisi che dilania alcuni partiti, siamo portati ad esempio come paradosso di una formazione che “detta l’agenda politica” in questa città e nel nostro territorio, con coraggio, determinazione, preparazione.

A Terni
Terni vive una fase di pesante recessione con prospettive decisamente fosche e la crisi attuale è poca cosa rispetto a ciò che ci aspetta nell’immediato futuro.
Il polo chimico rischia il graduale smantellamento con la Basell ridotta all’ombra di se stessa per cui, se non dovesse risolversi il problema con l’ingresso della Novamont e con la chimica verde, è facile prevedere nel breve volgere di pochi anni la messa fuori mercato delle altre realtà che lavorano all’interno della vecchia Polymer e lo sfarinamento di quel polo chimico che fra lavoratori diretti ed indiretti sostenta circa 700 famiglie.
L’industria manifatturiera per eccellenza, l’acciaieria, che impiega ancora migliaia di maestranze particolarmente qualificate, è stata come noto scorporata dalla Tyssen Krupp nella Inoxum e posta in vendita al miglior offerente, con il serio rischio di una ulteriore falcidia di posti di lavoro.
Ringrazio a questo proposito l’On Paola Binetti, non solo per aver risposto alle nostre sollecitazioni nel porre al passato Governo, con apposite interrogazioni, il problema del completamento della Terni-Orte-Viterbo-Civitavecchia, sbocco al  mare per la nostra industria chimica, siderurgica e meccanica, ma anche quello delle sorti del salvataggio del nostro polo chimico a cominciare dalla Basell, tutt’oggi appunto in condizioni drammatiche. La risposta che personalmente le ha dato poche ora fa il Ministro Passera, confermando  un suo impegno non formale, sia sul fronte della chimica che su quello della siderurgia, ci fa ben sperare, nonostante le obiettive difficoltà da superare.
Ma dei tanti sogni che negli anni ’90 avevano costituito il progetto di una città forte e vivace, la Terni dinamica d’un tempo, negli anni in cui ebbi l’onore di servire questa città in cui non sono nato ma in cui avevo deciso con la mia famiglia di vivere e far nascere e crescere i miei figli, quei sogni dicevo, stanno tutti repentinamente sfumando nella incapacità di imprimere un forte cambiamento alle situazioni di crisi, create spesso proprio da scelte sbagliate, talvolta ideologiche, spesso frutto di leggerezza o di mancanza di coraggio.   
Sono appena trascorsi dodici anni da quando nel 1999, ero allora Vice Sindaco ed Assessore impegnato nell’unica giunta liberaldemocratica nella storia di Terni, ma sembra trascorso un secolo per il fallimento successivo di tanti progetti: 
- dall’Ex Centro Multimediale, con Zavoli Presidente e la Telecom socio privato che doveva diventare la Silicon Valley umbra, oggi azienda comunale in house che si regge con sovvenzioni continue ed assistenzialismo;
- alla Papigno, la Cinecittà umbra, diventata la sede di produzione del film di Benigni “La vita è bella” con i tre Oscar, oggi sbarrata ed abbandonata a se stessa;
- al Polo Universitario rilanciato da noi, poi potenziato grazie all’amico Enrico Micheli, con cui mi confrontai molto onorevolmente alle suppletive per il Parlamento nel 1999, un confronto peraltro impari visto che lui era Ministro dei Lavori Pubblici in carica del Governo D’Alema. Oggi che è deceduto molti lo ricordano, dimenticandosi che ne proponemmo noi la candidatura alle ultime elezioni amministrative quale sindaco di Terni, in una sorta di “Modello Marche”, che avrebbe in cuor suo ricoperto volentieri a coronamento di una vita al servizio del Paese, mai dimenticandosi la sua Terni. Va detto per la storia che rinunciò sconsolato, proprio per la chiusura forte di una parte del PD in cui da popolare era confluito, ben poco riconoscente nei suoi confronti per quanto aveva fatto.  
Ma come metro di giudizio più generale proponiamo di usare le conclusioni del convegno organizzato tre anni fa dal nostro Vescovo proprio per scuotere la Città dal declino su cui era avviata. Cinque erano le leve su cui agire per rilanciarne il ruolo già all’epoca traballante: Università, Acciaierie, Sanità, Macchina Comunale, Coesione sociale (Cultura, ecc). Cosa è accaduto in questi tre anni di positivo o di negativo?
1)- L’Università ha visto chiudere Mediazione Linguistica, Scienza della Formazione cinematografica e televisiva, oggi chiude Scienze Politiche. Iscrizioni a picco, non un ternano in consiglio di amministrazione, probabilmente non uno dei diciotto dipartimenti a Terni. Di cosa vogliamo parlare?
2)- Acciaierie. Tratteniamo il respiro perché ciò che sta per accadere potrebbe segnare il declino anche della vera risorsa che ha trasformato e fortemente caratterizzato Terni. Lo scorporo dell’inox dalla Tyssen Krupp e la messa in vendita della nuova Inoxum presuppongono probabili ristrutturazioni con riduzione di personale ed abbandono di un disegno industriale, quindi di investimenti che hanno fin qui salvaguardato il sito.
3)- Sanità. Sta cambiando il Paese. Non è più possibile continuare a vivere al di sopra delle nostre possibilità. Solo le realtà che hanno filo da tessere potranno continuare a farlo, non di certo quelle che costano troppo, con doppi o tripli primariati, gestiti dalla politica non in base al merito, alla capacità di dare risposte di altissima qualità ai malati, potranno resistere e crescere. Vogliamo cambiare, tagliando l’inutile, gli orpelli e puntando finalmente su un progetto serio, come la “Città della salute” che lanciò il Direttore Generale Lombardelli e proprio per questo fu silurato dalla politica regionale. Possiamo morire di ipocrisie continuando a sostenere che tutto va bene? Non possiamo plaudire a ciò che fin qui è stato fatto, perché quest’Umbria a due velocità, con tutti gli ospedali della Provincia di Perugia costruiti ex novo, modernissimi, si confrontano con quello di Terni, Narni ed Amelia, in condizioni di fatiscenza o comunque di forte obsolescenza. Nella riforma sanitaria in corso chiediamo il mantenimento della ASL a Terni e dell’Azienda Ospedaliera a Colle Obito, integrate in modo rigorosissimo, fra di loro e con l’Azienda ospedaliera di Perugia, uniche condizioni queste perché possano sopravvivere.
Ed allora facciamo nostra la domanda che il Senatore Fioroni lanciava provocatoriamente ai suoi compagni di partito un anno fa: “se il PD non comprende che i malati vogliono medici che li sappiano curare e non chiedono loro quale tessera hanno in tasca, è un partito destinato in Umbria a regredire” perché aggiungiamo noi, non è più possibile questo strabismo nel sostenere cambiamenti forti e modernizzazioni nel Governo nazionale ma nei territori in cui si è al potere fare esattamente il contrario. 
4)- Macchina comunale. Era la quarta leva indicata dal convegno diocesano. Si disse che solo una compagine motivata, preparata, coesa e partecipe del progetto, libera da storie passate, avrebbe potuto fare la differenza. Qualcuno può ragionevolmente sostenere che si è intrapresa la strada giusta?
5)- Infine: Città coesa.
Ci sembra che l’esempio che dà la maggioranza sia abbastanza triste. Una parte del governo cittadino blindata nel difendere posizioni indifendibili, piccoli privilegi, incarichi retribuiti di pochi, in cui vige assoluto il principio del conformismo. Chiusura netta a proposte, idee nuove, o comunque alternative: citiamo solo alcune sigle ASFM, ASM, SII, Consorzio Aree Industriali, USI, ATC, ISRIM, Papigno,  qualcuno può ragionevolmente sostenere che esistono ancora gioielli di famiglia che fanno da traino alla nostra economia, che possono costituire il volano di un futuro sviluppo?
Questa maggioranza non ha quindi fatto tesoro neanche di suggerimenti che il nostro Vescovo ha cercato di fornire con una due giorni memorabile in cuin tutti hanno potuto finalmente parlare e dire ciò che pensavano.

Integrazione immigrati.
In questa situazione è solo ipocrisia parlare di integrazione perché ormai sono centinaia in città coloro che ogni giorno tendono la mano senza ottenere nulla o quasi, perché una città che langue, senza molte speranze, non riesce neanche ad integrare gli ultimi, né i propri né coloro che vengono da mondi e da culture lontane e che hanno maggiori difficoltà nell’inserirsi.

La Provincia di Terni.
Va detto che l’attività dell’UDC, particolarmente difficile come dicevo per la scelta di essere opposizione fino a qualche settimana fa al Governo Nazionale, ma anche opposizione alla conservazione locale in Umbria, si svolge con impegno anche nella nostra provincia.
Cito per brevità solo le città principali. Siamo come noto in maggioranza nella amministrazione Concina ad Orvieto, in cui la sinistra ha dimostrato di non essere all’altezza delle aspettative degli orvietani ed ancor oggi non è in grado di ritrovare unità d’intenti e prospettive di credibilità.
Abbiamo svolto un lavoro importante alle ultime elezioni ad Amelia e Montecastrilli, cui non ha arriso un risultato immediato ma in cui contiamo, grazie a quel lavoro, di crescere in modo molto significativo.
Infine contiamo di essere presenti con una proposta civica nelle prossime elezioni di Narni ed Attigliano, per contribuire con nostri candidati a progetti di forte spessore.  

Proposta
Una delle proposte che abbiamo formalizzato da tempo ma che il PD non ha minimamente ancora recepito e ce ne meravigliamo, proposta che reiteriamo quest’oggi è quella di un progetto che unisca la progettualità più comuni, a cominciare proprio da Narni e Terni, possibilmente anche Amelia, non solo per la dimensione delle tre realtà che costituiscono insieme ben oltre il 50% della popolazione dell’intera provincia, ma per la contiguità dei territori che costituiscono un’unica comunità sociale ed economica. Continuano tutt’oggi a lavorare ognuno per conto suo, senza rendersi conto che il mondo è cambiato e che solo da un nuovo laboratorio di idee può ripartire l’economia e lo sviluppo, le iniziative culturali, soprattutto alcune infrastrutture che necessitano oggi di  indebitamenti elevati, quando, progettate insieme, urbanisticamente, comicamente e finanziariamente potrebbero avere ben diversa facilità di realizzazione e soprattutto di successo.
Sembra quasi che la Conca ternana sia ancora divisa dalle vecchie guerre di supremazia dei comuni mentre la globalizzazione impone aperture mentali e pratiche di ben altra caratura.

La costruzione del Terzo Polo
Siamo convinti che la creazione del Terzo Polo sia anche qui in Umbria una chance da coltivare e far crescere. Ringrazio della loro presenza i rappresentanti di FLI ed API con i quali abbiamo ottimi rapporti di stima e collaborazione.
Certo, questa alleanza nazionale si cala nelle singole realtà comunali con la necessità di una graduale amalgama perché, come tutti comprendono, in ogni realtà, esistono storie personali, appartenenze, anche a schieramenti diversi, che vanno gradualmente integrate per andare a costituire quel Terzo Polo, riferimento per tutti coloro che, a sinistra chiedono e non ottengono innovazione e cambiamento, e a destra non vedono nel PdL una chance di futuro per il Paese e a livello locale un’alternativa credibile e convinta al sistema di potere al governo in quasi tutte le nostre realtà.

PROPOSTE
Nella diatriba in corso sulla stampa in questi giorni, in cui proprio settori del PD, quelli  più sensibili alle riforme, hanno mutuato nostre idee che da anni inascoltati proponiamo, cosa dire? 
Innanzitutto noi ci rendiamo conto di essere scomodi e pericolosi. Scomodi come lo è stato il nostro partito a livello nazionale quando con Pier Ferdinando Casini non è salito sul predellino, rinunciando alla propria storia, ai propri valori alla propria identità. Pericolosi nei limiti in cui dimostriamo di avere idee, proposte, di fronte ad una situazione spesso stagnante che vede regredire le nostre comunità con amministrazioni non sempre all’altezza delle situazioni, idee e coraggio con cui mettiamo spesso in difficoltà le amministrazione di fronte alla pubblica opinione. E’ vero non sempre raccogliamo in termini di consensi quanto seminiamo ma purtroppo  l’elettore, dalle nostre parti, reso da noi edotto della inadeguatezza della sinistra, spesso preferisce radicalizzare le proprie scelte verso una destra troppo speso supina alle politiche ed alle scelte di chi governa.
A nostro merito vanno i riconoscimenti di morbidezza ed accondiscendenza che i sindaci di sinistra fanno al PdL locale rispetto ad una opposizione precisa, con schiena diritta e pochi sconti che noi continuiamo a svolgere.
Anche Pierferdinando Casini avrebbe ottenuto ministeri importanti e molte altre soddisfazioni se fosse salito sul quel predellino, ma ha preferito un progetto di libertà per difendere le nostre idee e quell’autonomia che in politica non ti fa mai sentire nè suddito né ammesso alla corte di qualcuno. La pensiamo alla stessa maniera. Quindi se qualcuno si illude, fra i nostri corteggiatori o fra i nostri detrattori, che l’alternativa a giunte traballanti e ben poco credibili possa essere l’elargizione di qualche poltrona da assessore o cose similari non ha capito nulla dell’UDC. Stiano tranquilli gli assessori attuali perché  nessuno di noi intende insidiare la loro indennità.
Se viceversa dovesse mai maturare la convinzione di un forte cambiamento di rotta, come ha proposto un autorevole rappresentante dello stesso PD, un azzeramento di esperienze concluse anzitempo a causa della fiducia che le nostre popolazioni non pongono più in esse e dell’incapacità evidente di trarre dalla palude le nostre città, a cominciare da quella di Terni, allora potremmo ragionare.
Perché questo strabismo del PD che sostiene il Governo Monti ma nei territori in cui è al potere preferisce una blindatura di pochi ottimati che provengono peraltro tutti dal vecchio PCI, asserragliati nel difendere privilegi, rendite di posizione, appalti da non rinnovare piuttosto che percorrere quelle liberalizzazioni e privatizzazioni che sole possono far ripartire l’economia di questo Paese imbrigliato da troppi privilegi che Berlusconi, tradendo la rivoluzione liberale,  ha invece difeso.
Monti è stato il campione della concorrenza in Europa, Bersani il rappresentante del Governo Prodi che ha tentato di applicarle, il PD può credibilmente chiudersi a riccio per impedire qualsiasi cambiamento? Diventa quasi ridicolo e, su queste posizioni, è destinato dalle nostre parti a scendere bel al di sotto di quel 53% di un misero 60% che ha riscosso a Terni alle ultime elezioni comunali.
Al PD quindi la scelta, blindarsi nel sogno di un PCI ancora egemone o aprirsi alle idee ed alle proposte che stiamo da troppi anni facendo, mentre Terni e la nostra Provincia stanno regredendo paurosamente.   
Perché noi siamo sereni? Perché percepiamo con evidenza l’interesse che c’è adesso si di noi, perché siamo convinti delle nostre buone idee e della centralità, non geografica ma valoriale che rappresentano le nostre posizioni e dell’urgente riformismo di cui noi e non loro siamo portatori. L’augurio che facciamo alle nostre comunità è che maturino alla svelta scelte consequenziali prima che siano troppo tardi per tutti.

Siamo convinti che questo nostro congresso costituirà il momento che segnerà una crescita dell’UDC, una sorta di tappo di una bottiglia di spumante, tutto italiano, che non poteva più rimanere compresso. Abbiamo segnali importanti dai vari territori. Noi siamo apertissimi ad accogliere tutti coloro che con noi intendono lav orare anche duramente, per collaborare e far crescere con l’UDC le nostre idee.  Chiediamo a tanti amici disorientati da tante promesse illusorie, soprattutto ai giovani, di seguire con attenzione la nostra proposta politica e di continuare ad avvicinarsi al nostro partito ed entrarvi. Lo chiediamo ai moderati, alle persone di buon senso, a tutti coloro che delusi dalla politica nazionale e locale non intendono come noi gettare la spugna ma continuare a combattere non tanto per noi stessi, ma per i nostri figli ed i nostri nipoti, affinchè in un Paese più moderno e più giusto ci sia posto per un’Umbria affrancata da logiche superate, più forte e più giusta.   


[1] Aldo Moro, Discorso al Consiglio nazionale della Democrazia Cristiana, 21 novembre 1968
[2] Unione di Centro, Manifesto per una nuova Italia - 20/02/2009
[3] Documento d'indirizzo per i Congressi dell'Unione di Centro, Coordinamento Nazionale UDC, 20/09/2011

venerdì 2 dicembre 2011

SABATO 17 DICEMBRE: "RICOSTRUIAMO L'ITALIA. INIZIAMO DA TERNI", IL IV CONGRESSO PROVINCIALE UDC DI TERNI


Sabato 17 dicembre, dalle ore 10,00, all'Hotel Valentino di Terni, si terrà il III Congresso Provinciale dell'UDC di Terni per il rinnovo del segretario provinciale, del comitato provinciale e per l'elezione dei delegati al congresso regionale e a quello nazionale.
TUTTI GLI ISCRITTI E I SIMPATIZZANTI SONO INVITATI A PARTECIPARE !!!

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Per informazioni contattare la Sede Provinciale del partito sita in Terni, Via Giordano Bruno n. 7:
- Telefono e Fax 0744/406050
- Cellulare 3401530943
- e-mail udcterni@gmail.com